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E le Stelle restano a guardare

  • Cinzia Tocci
  • 10 ago 2015
  • Tempo di lettura: 4 min

Chi non ha mai espresso almeno 1 desiderio guardando le stelle cadenti? Oggi 10 agosto ricorre la tradizione della notte delle stelle cadenti, in ricordo delle lacrime di San Lorenzo, che il 10 agosto del 258 fu torturato fino alla morte sui carboni ardenti a causa della persecuzione ordinata dell'imperatore romano Valeriano contro i vescovi, i presbiteri e i diaconi.

Nel tempo la tradizione vuole che si esprima un desiderio non appena si vede cadere una stella. Che ci si creda o meno, guardare le stelle, soprattutto quelle cadenti, ha da sempre il suo fascino e la sua magia. Come ogni anno, in questo periodo lo sciame meteorico delle Perseidi ci regala scie luminose, che altro non sono che i suoi detriti che bruciano e si illuminano entrando in contatto con l'atmosfera terrestre.

Il fenomeno è stato osservato per millenni e in letteratura le stelle hanno da sempre ispirato numerosi autori: chi con timore, chi con stupore, chi con ammirazione, chi per condannare le superstizioni che le volevano messaggere di sventura.

Dante Alighieri, nella Divina Commedia conclude tutte le tre cantiche con le stelle. “E quindi uscimmo a riveder le stelle” (Inferno XXXIV, 139) definisce il momento in cui Dante e Virgilio contemplano il cielo notturno stellato, presagio del nuovo cammino di luce e di speranza dopo le tenebre precedenti. Per il Sommo Poeta le stelle sono guida e meta al tempo stesso: “disposto a salire alle stelle” (Purgatorio XXXIII, 145), “L'amor che move il sole e l'altre stelle (Paradiso XXXIII,145).

Giovanni Villani, nella sua Nuova cronica (libro VII, cap. 91) descrive così le circostanze della morte di papa Urbano IV, associando la comparsa delle comete a eventi infausti:

"E come s'apruovi che queste stelle comate significano mutazioni di regni, per gli antichi autori in loro versi, si mostra per Istazio poeta, nel primo suo libro di Tebe, ove disse: "Bella quibus populis que mutat regni comete". E Lucano nel primo suo libro disse: "Sideris et terris mutante regna comete" . Ma questa intra l'altre significazioni fu evidente e aperta, che Come la detta stella apparve, papa Urbano amalò d'infermità, e la notte che la detta cometa venne meno si passò il detto papa di questa vita nella città di Perugia, e là fu soppellito".

Torquato Tasso in Gerusalemme liberata (VII, 52-53) ne dà un’orrida visione:

"Qual con le chiome sanguinose orrende splender cometa suol per l'aria adusta, che i regni muta e i feri morbi adduce, a i purpurei tiranni infausta luce: tal ne l'arme ei fiammeggia, e bieche e torte volge le luci ebre di sangue e d'ira".

Giambattista Marino definisce la cometa "crudele" in Adone, (XIV, 134):

"Spezzato, il ferro al suol cade, e reciso, e sol l'impugnatura in man gli resta. Ride il gigante, ma somiglia il riso di cometa crudel luce funesta: un Mongibello ha di faville in viso; alza la sua, poi nel ferir l'arresta e dice: "Or or di noi vedrem la prova chi con polso migliore il braccio mova".

Vincenzo Monti ne dà un senso negativo in Bassvilliana, (I, 61-69):

"E nel levarsi a volo ecco di Piero sull'altissimo tempio alla lor vista un cherubino minaccioso e fiero

un di quei sette che in argentea lista mirò fra i sette candelabri ardenti il rapito di Patmo evangelista.

Rote di fiamme gli occhi rilucenti e cometa che morbi e sangue adduce parean le chiome abbandonate ai venti".

Per Giovanni Pascoli, nella poesia X Agosto, le stelle sono lacrime celesti (vv. 1-4; 21-24):

San Lorenzo, io lo so perché tanto

di stelle per l’aria tranquilla

arde e cade, perché si gran pianto

nel concavo cielo sfavilla.

[...]

E tu, Cielo, dall’alto dei mondi

sereni, infinito, immortale,

oh! d’un pianto di stelle lo inondi

quest’atomo opaco del Male!

“Alla cometa di Halley” dedica la poesia che porta il suo nome (vv. 14-17; 23-35):

O tu, ricordi questa terra nera? Volgono appena otto anni tuoi, da quando

tu lo vedesti , in una cupa sera, un della Terra.

[...]

E dagli abissi uscita allor, Cometa, tu fiammeggiavi lunga all'orizzonte. Udiva il suon lontano di compieta, che par che pianga. E lo toccasti in fronte. Le stelle impallidirono. Non v'era altro che te nel cupo cielo esangue che tu sferzavi con la tua criniera. Tu tra i pianeti e i Soli, eri com'angue che uccide e passa. A questa nera Terra dicevi il tristo ribollir del sangue, l'ombre vaganti, i gridi da sotterra, tutti gli affanni, tutte le sventure, tutti i delitti: incendi, stragi, guerra.

Ironico e razionale è Alessandro Manzoni nel capitolo XXXII de I Promessi Sposi nei confronti delle superstizioni legate alle comete: “Vedevano, la più parte di loro [i "dotti"], l'annunzio e la ragione insieme de' guai in una cometa apparsa l'anno 1628, e in una congiunzione di Saturno con Giove, "inclinando", scrive il Tadino, "la congiontione sodetta sopra questo anno 1630, tanto chiara, che ciascun la poteua intendere. Mortales parat morbos, miranda videntur". Questa predizione, cavata, dicevano, da un libro intitolato Specchio degli almanacchi perfetti, stampato in Torino, nel 1623, correva per le bocche di tutti. Un'altra cometa, apparsa nel giugno dell'anno stesso della peste, si prese per un nuovo avviso; anzi per una prova manifesta dell'unzioni. Pescavan ne' libri, e pur troppo ne trovavano in quantità, esempi di peste, come dicevano, manufatta: citavano Livio, Tacito, Dione, che dico? Omero e Ovidio, i molti altri antichi che hanno raccontati o accennati fatti somiglianti: di moderni ne avevano ancor più in abbondanza".

Sarcastico è Giacomo Leopardi, che critica la concezione convenzionale in Zibaldone di pensieri (15 settembre 1823): “Ma le comete che cosa hanno di spaventevole per sé, più ch'altro corpo celeste, o che la via lattea ec.? E volendole pigliare per segni e presagi, perché non di bene? Ma non si troverà nazione dov'elle fossero o sieno stimate annunziare altro che male”.

Le stelle non finiranno mai di stupire gli uomini, che non finiranno mai di puntare il naso insù e viaggiare nell’infinita bellezza del cielo tempestato di magiche luci a cui affidare il compito di realizzare i desideri più intimi.

Nell’era del 2.0, grazie a internet si può persino regalare quel pizzico di atmosfera magica inviando una cartolina virtuale con una stella virtuale sulla quale cliccare esprimendo il proprio desiderio. Ma la fantasia umana è andata anche oltre: sempre on-line è possibile acquistare e regalare proprio una stella.

‘Vedo stelle che cadono, è la notte dei desideri’, canta Jovanotti e su queste note vi auguriamo di realizzare i vostri sogni (senza aspettare che cada una stella).


 
 
 

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