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Perché scrivere?


Scrivere è un'esigenza dell'anima. O almeno così diceva qualcuno. Quel che è certo è che scrivere è sempre stato un bisogno intrinseco dell'essere umano. Per comunicare con se stessi prima che di comunicare con qualcuno. Scrivere aiuta a scaricare le piccole e grandi nevrosi di tutti i giorni, aiuta ad accrescere il grado di confidenza che una persona ha verso sé stesso. Poi, in maniera quasi naturale, arriva il secondo passo: il desiderio che le persone leggano quanto tu hai scritto. Perchè si scrive? Per tanti motivi. Per sfogarsi, per aprirsi, per condividere una gioia, un dolore, un particolare stato d'animo. Ma nella maggior parte dei casi si scrive per raccontare una storia: la propria storia, quella di un amico, quella che deriva dalla propria fantasia, quella che scaturisce dai propri sogni. Ma scrivere per se stessi è un conto, scrivere per una pubblicazione è tutta un'altra storia, se vogliamo. Quando si scrive per pubblicare bisogna quasi mettersi dall'altra parte della barricata, quasi ad essere lettore più che scrittore. E qui arriviamo al tasto dolente:tutti dicono che in Italia si legge poco. Si legge poco ma si scrive tantissimo. Non vi sembra un controsenso? In realtà forse non lo è. Molti sperano che qualcuno legga ciò che hai scritto, pochi si prendono un po' di tempo per leggere ciò che gli altri scrivono. Ricordo, quando collaboravo per una casa editrice in qualità di consulente editoriale, in particolar modo di un volume scritto da un professore. Il libro parlava delle origini di una maschera carnevalesca e del suo scorrere attraverso i secoli. Ebbene questo libro in un anno vendette due copie! Non scherzo. Ne vendette solo due.E qui veniamo al secondo punto:la capacità di essere interessanti quando si scrive. In poche parole la capacità di scrivere qualcosa che attiri l'interesse del lettore. E qui entrano in gioco anche le case editrici. Ce ne sono di coraggiose, che puntano su uno scritto perchè ci credono fortemente. E ce ne sono di furbe, che preferiscono andare sul sicuro e pubblicare romanzi clone di scritti di successo. Mi viene in mente il periodo successivo all'uscita de: “Il diario di Bridget Jones”. Dopo un mese le librerie erano sommerse di volumi fotocopia scritti tutti in forma di diario e che trattavano tutti, immancabilmente, della zitellona di turno che spera di fare il colpaccio della vita e di accalappiare il bello-ricco-famoso-di buona famiglia. E come dimenticare “Gomorra”? Il colossale sucesso di Roberto Saviano che ha dato il via a tutta una serie di romanzi fotocopia, tutti ambientati nei quartieri popolari di Napoli e tutti con protagonista il ragazzino che viene adescato dalla malavita e bla bla bla...

A pensarci bene scrivere in questo modo è una tristezza. Scrivere deve essere, sempre a mio modesto avviso, un mix: seguiamo il cuore, ma diamo ascolto ogni tanto anche la cervello.

Giuseppe Ardagna, affianca all'attività di illustratore e grafico quella di educatore per ragazzi disabili. È il papà della strip: “Filo & Flo”. Nel 2015 ha pubblicato insieme a Sonia Teso il libro per bambini (ma bello anche per i lettori più grandi) dal titolo ROSSO MALTOPO (Edizioni C'era una volta)

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